di Paolo Tamagnini
Una mano sorregge la bottiglia serrandola dal basso, mentre l’altra mano ruota il tappo con fermezza e presa sicura, finché non cede e… arriva il “botto”, inesorabile! Il temibile botto, sciagura di ogni sommelier che si misura con l’apertura di una bottiglia di spumante. Il botto da evitare, che si manifesta in uno spiffero soffocato praticamente uno pneumatico che si sgonfia.
Ma c’è un momento dell’anno in cui il botto è richiesto, è auspicato, quasi evocato: è il periodo delle feste natalizie durante le quali milioni di tappi partono allegramente, sparati nelle direzioni più impreviste ad anticipare la cascata attesa delle amate bollicine. Bollicine oggi dalle previsioni forse incerte in quanto a consumo durante il prossimo Natale, con segnali contrastanti provenienti dal mercato e dall’export.
Su tutta la distribuzione ancora aleggia il fantasma della spinta inflazionistica (seppure ora più moderata), anche se i più ottimisti credono che il clima festaiolo possa arginare la temuta frenata di consumi.
Nonostante un mercato complicato, il fenomeno degli spumanti rimane sempre in terreno di crescita positivo: lo testimoniano gli incredibili numeri del dominio Champagne, ma anche il non più sorprendente spazio che il nostro Prosecco si sta ritagliando sui mercati internazionali, nonché la definitiva affermazione dello spagnolo Cava. Questi tre prodotti, da soli, rappresentano il 70% del mercato mondiale della spumantistica (il mercato delle bollicine oggi copre circa un terzo delle vendite totali di vino).
La spinta al consumo di spumanti negli ultimi anni ha beneficiato dell’alleato della mixology, con milioni di bottiglie destinate ad un segmento di consumo che specialmente nei giovani ha trovato un canale di apprezzamento significativo: un dato su tutti, il 40% della produzione di Prosecco è destinato ai cocktails! Il trend delle bollicine italiane ha registrato che il 2022 ha superato in volume di produzione il 2021, attestandosi a 7,3 milioni di ettolitri sfiorando quasi il miliardo di bottiglie, con una crescita del 4%.
Le denominazioni del Prosecco rappresentano il 70% dello share nazionale, con l’Asti (7%) e il Franciacorta (2%) ad occupare le restanti posizioni del podio e gli altri spumanti italiani a contendersi le briciole.
Il primo semestre 2023 sembra indirizzato verso il ritorno a quote di vendite più “normali”, con qualche fatica a riassestarsi sui numeri pre-Covid. Si guarda ovviamente con fiducia alle imminenti festività, anche perché molti grandi distributori italiani hanno dichiarato che gli spumanti italiani stanno in molti casi rimpiazzando lo Champagne nella quota di etichette italiane destinate alla regalistica. È anche vero, tuttavia, che il fenomeno della stagionalizzazione, ovvero della concentrazione di consumi di spumante durante le feste, è sensibilmente diminuito negli ultimi tempi: oggi si stappa spumante in ogni momento dell’anno e pertanto potrebbe essere più trascurabile il contributo delle festività all’aumento delle vendite/consumi. Ma una cosa è certa: il sordo rumore del “botto” farà ancora da colonna sonora alle nostre festività. Buone bollicine a tutti!