di Jacopo Manni
È fresco di stampa un libro caldamente consigliato a chi frequenta quello straordinario vitigno che tanti ormai anche fuori dall’Italia hanno imparato ad amare: il cesanese.
Lo ha scritto Piero Riccardi di professione produttore vitivinicolo ad Olevano Romano.
Piero ha un vissuto costellato di molti “passati” decisamente affascinanti, tra i quali quello di autore e giornalista d’inchiesta del primo e glorioso Report che fu di Milena Gabbanelli. E Piero fu autore di grandi inchieste minuziose e dettagliate sulla filiera del cibo che sono state capaci di fare molto rumore all’epoca. Piero insieme alla sua compagna di vita e di vite Lorella Reale conosciuta proprio nell’esperienza in Rai, coltiva cesanese da decenni, e insieme a molti altri bravissimi produttori ha contribuito non poco alla risurrezione di questo vitigno un tempo atto principalmente a vini dolcetti e frizzantini per lo sbadato mercato romano.
Mettendo le mani in botte anno dopo anno Piero da uomo curioso quale indubbiamente è ha iniziato a porsi una domanda esistenziale ed essenziale: che cosa è e soprattutto da dove viene il cesanese?
Dalla voglia di risposta a questa domanda è nata la ricerca che Piero sviscera nel suo ultimo libro intitolato “L’enigma Cesanese – Storia di un vitigno italiano che non ha parentele con altri vitigni italiani” edito da Iacobelli editore, con ad arricchirlo una nobilitante postfazione di Sandro Sangiorgi.
In questo libro, nato sulla sulla base di recentissimi e succulenti studi che il Crea di Conegliano sta portando avanti sul Dna del Cesanese, Piero Riccardi ci racconta la sua personale e dettagliata ricostruzione storica del cesanese, ora che è stato definitivamente appurato che stiamo parlando di un vitigno unico. Sì perchè il Crea – notizia bomba – ha scoperto che il dna del cesanese non ha parentele con nessun altro vitigno in Italia. La tesi di Riccardi parte da questa base e racconta come, secondo la sua ricostruzione, il cesanese sia stato introdotto tra il XII e il XIII secolo dai monaci Basiliani rifugiatisi in Italia per le persecuzioni causate dalla lotta iconoclasta voluta a Costantinopoli. Ma la bomba che Riccardi lancia e che farà sobbalzare dalle sedie in molti, deve ancora arrivare. Perchè lui sostiene che esista un solo e unico cesanese. Cioè, lui crede che non esistano differenze tra il cosiddetto cesanese comune e quello di Affile.
Prendete tutti un bel respiro profondo e poi andate di corsa a comprarvi il libro…
Io intanto preparo i pop corn perché ci sarà da divertirsi parecchio.
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Care lettrici e cari lettori, è con grande orgoglio e soddisfazione che vi scrivo per condividere i traguardi raggiunti dalla nostra associazione...