di Jacopo Manni
Pantelleria è un’isola sospesa tra l’Europa e l’Africa.
Se guardata sulla carta geografica sembra proprio un piccolo sassolino lanciato nel cuore del Mediterraneo. È un luogo magico, dove la natura selvaggia esiste e resiste, una visione affascinante e ammaliante nella sua feroce ineluttabilità. Secondo la leggenda, Saturno trovò rifugio qui dopo essere stato detronizzato dal figlio Giove. Pantelleria, con la sua natura aspra e il paesaggio selvaggio, diventò il rifugio perfetto per il dio caduto, che vi trovò pace. Si racconta che Saturno insegnò agli abitanti dell’isola l’arte della viticoltura, lasciando un’eredità che ancora oggi caratterizza Pantelleria. Questo mito, intrecciato alla storia dell’isola, racconta la nascita di una terra dove natura e cultura si fondono in una tradizione vinicola eroica. Le viti ad alberello secolari si aggrappano al terreno, la viticoltura qui è un tributo alla forza della natura e alla capacità dell’uomo di adattarsi e prosperare in un ambiente ostile.
È qui che prende vita il progetto “Kikkidduri” del Prof. Valentini. Tutto inizia con il restauro di un antico dammuso circondato da un ettaro di viti ad alberello quasi centenarie. Il dammuso è diventato il cuore pulsante del progetto. Il nome “Kikkidduri” invece ha un’origine curiosa e affascinante: deriva dalla storpiatura fatta da un’amica americana del Prof. Valentini che cercava di scrivere “Chicchi duri”, in riferimento alla robustezza delle uve. Questo nome richiama il suono di una parola arabo-sicula, evocando la contaminazione culturale e la storia millenaria dell’isola.
Il Professor Riccardo Valentini è noto per il suo contributo alle ricerche sul cambiamento climatico. Nel 2007 ha vinto il Premio Nobel per la Pace insieme all’IPCC (Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici), di cui ha fatto parte.
Dall’incontro tra Ludovico Botti, uno dei fondatori dell’azienda Trebotti nella Tuscia, e il Professor Valentini, nasce l’idea di costruire questo spumante che parla la lingua meticcia dell’isola. Entrambi mossi dalla passione per la viticoltura eroica e dal desiderio di valorizzare territori meno conosciuti ma ricchi di potenzialità, hanno dato vita a Mutatis Mutandis, un vino che unisce radici profonde, creatività moderna e resilienza.
La collaborazione tra Botti e Valentini ha dato vita a un vino Metodo Classico emblematico. Hanno scelto di utilizzare esclusivamente uve Moscato d’Alessandria (Zibibbo), una varietà autoctona di Pantelleria nota per la sua capacità di prosperare in condizioni estreme. La scelta del Metodo Classico è stata fatta per rappresentare l’essenza della tradizione pantesca, esaltando l’intensità e la complessità aromatica dello Zibibbo.
Il risultato è un vino che racconta l’incontro di due mondi: il calore e la forza di Pantelleria, con la sua anima vulcanica e mediterranea, e la sapienza della Tuscia, con la sua eleganza e l’ingegno etrusco che sa portare innovazione.