Recuperato un vitigno quasi estinto, il pignolo, lungo i Colli orientali del Friuli. Presentato all’Associazione Italiana Sommelier di Roma il nuovo vino “Nero Magis”, un vino sartoriale
Friuli, terra di confine, laboratorio culturale sociale religioso, terra di sperimentazione enologica. In quella porzione dell’Italia orientale, confinante con l’Austria e la Slovenia (parte integrante e attiva sino a cento anni fa dell’impero austro-ungarico), si estende una serie ininterrotta di vigneti che affondano le radici nel Medioevo. Vigneti che conservano un prezioso patrimonio di varietà autoctone.
A Rosazzo, frazione del Comune di Manzano in provincia di Udine, dove nel Medioevo si sviluppò una fiorente Abbazia di monaci benedettini esperti in vitivinicoltura, è stato riportato alla luce nel 1978 un vitigno autoctono, il pignolo, dotato di alta acidità e ricco di tannini che ne fanno un candidato all’invecchiamento.
Nella serata dell’Associazione italiana sommelier (Ais) del Lazio, con la partecipazione del presidente Angelica Mosetti, è stato presentato il nuovo vino “Nero Magis” da Walter Filiputti, vignaiolo per decenni oltre che enomanager e winemaker, e dal novembre 2017 docente presso l’Università di Udine – Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale – nel master biennale Gestione del turismo culturale e degli eventi, all’interno del quale è inserito il comparto dell’enogastronomia.
Una new entry nel ricco patrimonio enologico italiano grazie alla caparbietà e fiuto nelle potenzialità di questo vitigno ritrovato di Filiputti e Manlio Collavini, i quali nel 1978 presero in affitto gli antichi vigneti dell’Abbazia di Rosazzo per alcuni secoli culla di questo vino nel lungo periodo di reggenza dei monaci benedettini. Poi l’oblio e la quasi estinzione, evitata per fortuna e nel 1984 la prima vendemmia come grande rosso di invecchiamento.
Oggi in virtù della passione per il vino di Eugenio Perazza, industriale friulano affermato nel settore design, il “Nero Magis” a base di pignolo (40%) e merlot (60%) viene prodotto nei vigneti sulle colline di Orsaria frazione del Comune di Premariacco. «Il territorio è il segreto di questi vini. Spesso i grandi vini nascono dove la bellezza fa parte del territorio unico» scrive Filiputti. E il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio dell’umanità delle Langhe Roero e Monferrato ne è la testimonianza.
Nel corso della serata è stato presentato il libro “Storia moderna del vino italiano” di Walter Filiputti, storia che comincia tra la fine degli anni sessanta e i primi settanta del Novecento e ha visto la trasformazione da semplici viticoltori in imprenditori di enologia, di viticoltura, di gestione sino alla comunicazione. Un affresco storico degli ultimi 50 anni a cavallo fra due secoli.
Una serata con una scelta mirata di vini da degustare: Vintage Tunina 2015 Jermann, Bricco dell’Uccellone 2015 Braida, Fiorano Rosso 2012 Tenuta di Fiorano, Duca Enrico 2010 Duca Salaparuta, Barbaresco 2013 Gaja, Poggio alle Mura 2006 Castello Banfi. E ultimo, ma non ultimo, Nero Magis, la continuazione della storia moderna del vino italiano. Un vino sartoriale senza tempo, come lo definisce Filiputti,
Una serata ad alto tasso di cultura enologica, «che rappresenta la storia del vino italiano, raccontata da uno che l’ha vissuta. E questa serata ad alto tasso di cultura enologica non poteva non svolgersi all’Ais» conclude soddisfatta la giovane presidentessa Angelica Mosetti.
Enzo Di Giacomo
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