Il design della degustazione

28 Apr 2025 | News, newsletter

di Solange Vernò

Nel mondo del design, la funzione è il cuore pulsante di ogni creazione. Come insegnava la scuola italiana di grandi maestri come Bruno Munari, Enzo Mari e i fratelli Castiglioni, la forma segue la funzione. Questo principio guida non solo il design industriale, ma anche interessanti connessioni tra mondi diversi, come quello del design e del vino.
Achille Castiglioni, uno dei più grandi designer italiani, ha incarnato questa filosofia. Nato a Milano nel 1918, si laureò al Politecnico di Milano nel 1944 e iniziò a collaborare con i fratelli Livio e Pier Giacomo. Castiglioni ha progettato numerosi oggetti iconici come ad esempio la lampada ‘Arco’ (1962), la lampada ‘Snoopy’ (1967), la sedia ‘Mezzadro’ (1957), molti dei quali sono esposti al MoMA di New York. La sua capacità di trasformare oggetti quotidiani in opere d’arte funzionali lo ha reso un pioniere del design moderno.
Un esempio straordinario di contaminazione tra design e vino è il progetto dei bicchieri ‘Orseggi’, prodotti da Alessi. Originariamente ideati dai fratelli Castiglioni per la mostra ‘La casa abitata’ a Firenze nel 1965, questi bicchieri furono rivisitati negli anni ’90 da Achille Castiglioni con la consulenza dell’enologo Luigi Veronelli. Il calice in cristallo per vino rosso, parte di questa collezione, è stato perfezionato per esaltare l’esperienza della degustazione, unendo estetica e funzionalità. La collaborazione tra Veronelli e Castiglioni fu straordinaria, come lo stesso Veronelli ricordò: «Mi son bastati pochi “gesti” per collaborare con Achille Castiglioni alla messa a punto definitiva di questi pochi – ma belli e corretti: essenziali – strumenti del “bere bene”.»
Veronelli, figura di spicco dell’enologia italiana, non era solo un esperto di vini, ma anche un appassionato di design. Oltre ai bicchieri, il loro lavoro congiunto portò alla realizzazione di decanter, caraffe e bicchieri per cognac, whisky e acquaviti, tutti prodotti in cristallo.
Un aspetto curioso di Veronelli, che denota la sua sensibilità artistica, è stata la sua passione per i calligrammi. Questa forma di poesia visuale, che combina testo e immagine in una composizione unica, rifletteva la sua straordinaria attenzione ai dettagli, visibile anche nei suoi scritti e nei disegni preparatori per i bicchieri e altri oggetti.

 Achille Castiglioni, dal canto suo, ha inoltre lasciato un’eredità di oggetti di uso quotidiano per la tavola che era solito raggruppare ed esporre nelle sue celebri mise en place installate in location di tutto il mondo.
Tra i suoi progetti ricordiamo: Fruttiere (la ‘fruttiera/scolatoio’); Posate (ad esempio il set ‘Dry’); Piatti (come la collezione ‘Bavero’); Bicchieri (le collezioni ‘Ovio’, ‘Orseggi’ e ‘Paro’); Contenitori per olio e aceto (‘Acetoliere’ e ‘Phil’); Portatovagliolo (‘Amici’).
Oggi, la Fondazione Achille Castiglioni a Milano celebra il suo straordinario contributo al design. Presso lo studio dell’architetto, curato dalla figlia Giovanna, è possibile esplorare la stratificazione dei suoi progetti e scoprire il ‘metodo Castiglioni’. Giovanna, geologa, preserva e divulga l’eredità del padre, accogliendo un pubblico eterogeneo da tutto il mondo, ma anche diffondendo questo patrimonio culturale attraverso numerose conferenze nazionali ed internazionali.
Vale la pena sottolineare che la fondazione non è uno spazio statico, ma un luogo in continuo movimento. Grazie all’archivio, ordinato con cura quasi maniacale da Achille Castiglioni, gli spazi si trasformano periodicamente, offrendo nuovi punti di vista attraverso focus mirati e workshop tematici.

La redazione ringrazia Giovanna Castiglioni per averci ospitato e per la generosità del suo racconto.

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