Di Paolo Tamagnini
Nel 2025 saranno oltre 13 milioni i turisti che visiteranno l’Italia per un’esperienza enoturistica, segnando una crescita dell’8,5% rispetto al 2024. A confermarlo è un’indagine della CNA che fotografa un settore in pieno fermento, sempre più strategico per la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo nazionale. Non si tratta più solo di degustazioni: oggi il vino si vive.
L’enoturismo evolve da semplice visita in cantina a “esperienza immersiva”, dove il viaggiatore partecipa alla vendemmia, si cimenta in attività agricole e artigianali, e si connette profondamente con il territorio. Il vino diventa l’anima del viaggio, non solo una tappa. Il fenomeno genera numeri significativi: si stimano 20 milioni di pernottamenti legati all’enoturismo, con un valore economico annuo intorno ai 2,5 miliardi di euro. La durata media dei soggiorni nei vigneti è di 3,88 notti, con oltre 880.000 ospiti accolti in strutture tra filari e cantine.
Il profilo dell’enoturista?
Principalmente italiano (circa due terzi), ma con una quota estera in rapida espansione, proveniente soprattutto da Stati Uniti, Asia, Oceania e Paesi europei come Germania, Regno Unito, Svizzera, Olanda e Austria. Si tratta di viaggiatori di fascia medio-alta, interessati non solo al vino, ma all’intero ecosistema culturale ed enogastronomico del nostro Paese.
La cantina diventa così il cuore dell’esperienza: secondo il Report dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, presentato durante il nuovo progetto Vinitaly Tourism, il 77% dei turisti italiani ha visitato almeno un territorio del vino nel 2025, contro il 60% del 2021.
Le cantine sono le mete preferite, con un 40% di visitatori dichiarati, in costante crescita. Il vino stesso è percepito come simbolo dell’enogastronomia italiana: supera olio, pizza, pasta e formaggi per gradimento (38,1%) e la visita in cantina con degustazione si conferma l’esperienza più memorabile per i viaggiatori italiani (26%). Non mancano però le criticità. Il 58% degli enoturisti lamenta informazioni poco chiare su orari, costi e contenuti delle visite, mentre il 54% segnala limitazioni dovute alla chiusura nei festivi, proprio nei giorni di maggior afflusso. Il 53% esprime timori per i controlli stradali post-degustazione, specie in un contesto normativo sempre più severo. Il prezzo è un altro elemento di riflessione: se il 31% è disposto a spendere tra 21 e 40 euro per una visita in cantina, il 36% non andrebbe oltre i 20 euro. Ma c’è anche un 33% di turisti pronti a investire di più per un’offerta di qualità.
Sul fronte delle destinazioni più apprezzate spiccano Langhe, Chianti e Montalcino, mentre tra quelle più desiderate si affermano Cinque Terre e Salento per gli italiani, il Chianti e Montepulciano per i tedeschi, l’Etna per inglesi e americani.
L’enoturismo, insomma, rappresenta una leva cruciale per il futuro del vino italiano: un ponte tra cultura, ospitalità e agricoltura. Ma per coglierne appieno il potenziale, serve investire su accessibilità, qualità dell’accoglienza e comunicazione. Il vino, oggi più che mai, non si beve soltanto: si vive.