di Ivano Menicucci
I distillati rientrano nella categoria delle “bevande spiritose”, normate dal Regolamento UE 2019/787 del 24 maggio 2019 e interamente recepito in Italia a partire dal 25 maggio del 2021. Essi costituiscono un sottoinsieme della più ampia classe delle “bevande alcoliche”, caratterizzate cioè dalla presenza di alcol etilico. La percentuale di etanolo nei distillati dipende dalla tipologia e in genere la normativa prevede un intervallo di valori. Sarà utile affrontare l’ampio argomento dei distillati ripercorrendone brevemente la storia e approfondendo i principi del processo utilizzato per ottenerli. La distillazione è un processo fisico che si basa sulla trasformazione di una sostanza in vapore e successiva condensazione. Immaginando una soluzione, le diverse sostanze presenti nella miscela posseggono diverse temperature di ebollizione, hanno cioè una diversa attitudine a vaporizzare, per cui riscaldando si otterrà un vapore più ricco della sostanza più basso bollente. Una volta condensato, il liquido risultante avrà una composizione diversa rispetto al liquido originale. Questa sorta di selezione/concentrazione si verifica comunemente con i liquidi, ma funziona anche con le sostanze volatili presenti in una matrice solida. È il caso, per esempio, delle molecole aromatiche contenute nelle foglie del tabacco, che vengono estratte grazie ai fumi caldi generati dalla combustione nei sigari. Si parla in questo caso di distillazione secca, a differenza di quella che consente di estrarre gli aromi dalle piante officinali grazie al vapore d’acqua. Gli antichi egizi, migliaia di anni fa, distillavano i composti aromatici e gli oli essenziali delle piante per preparare profumi e unguenti. La tecnica è concettualmente semplice: si fa bollire l’acqua e si convoglia il vapore caldo in modo che attraversi le foglie, così da estrarre gli oli essenziali che verranno trascinati via. La miscela dei vapori viene fatta condensare, ovvero tornare in fase liquida, cosicché gli oli estratti e l’acqua, essendo liquidi immiscibili possano essere facilmente separati. Successivamente si cimenteranno in quest’arte anche i greci, i quali chiamavano lo strumento per eseguire questa operazione ambix, vaso. Parola ripresa successivamente dagli arabi, al-‘ambic, vaso per distillare appunto, i quali erano grandi esperti della distillazione e artefici dei notevoli perfezionamenti sia degli strumenti che dell’arte della distillazione. L’alambicco da essi perfezionato si diffonderà a partire dall’VIII secolo in tutta Europa e sarà uno degli strumenti preferiti dagli alchimisti.