di Francesca Zaccarelli
Anche l’annata 2024 si prospetta anomala, con incognite preoccupanti che non renderanno facile la vita dei nostri viticoltori.
Dopo un inverno caldo e secco, che ha portato allo stato di siccità numerose regioni italiane e ad un anticipo delle fasi fenologiche della vite (ancora più dell’annata 2023!), sono arrivate le piogge – così insistenti e abbondanti da ricordare i tipici monsoni delle aree tropicali del nostro pianeta. Ed ecco, che se il rischio in principio era la mancanza d’acqua a fronte di germogli in uno stato così avanzato, ora la minaccia è fitosanitaria: la peronospora che ha falcidiato il vigneto italiano lo scorso anno, potrebbe essere ancora più aggressiva nel 2024.
Ciò che sconvolge dell’annata corrente, è la rapidità del cambiamento del clima: se a marzo si gridava allo stato di calamità per la mancanza di risorse idriche – con Piemonte e Sicilia a secco da oltre 2 anni- qualche settimane dopo la preoccupazione maggiore erano gli allagamenti e il proliferare delle muffe. La situazione mette in grande difficoltà non solo gli operatori, ma le istituzioni stesse.
Nel Lazio, a febbraio 2024 si discuteva su come gestire al meglio i fondi del Piano Regionale straordinario di incremento e risparmio delle riserve idriche per il contrasto all’emergenza climatica in agricoltura. Secondo l’Osservatorio sulle Risorse idriche dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), le piogge di inizio d’anno della nostra regione hanno registrato il minimo storico, con un deficit è di oltre il 72% e una temperatura media superiore di 2 gradi e mezzo rispetto al consueto (appena 21mm caduti in nel mese di gennaio, quando la media negli ultimi 20 anni è stata di 76 mm). Nemmeno il tempo di iniziare i lavori, che le priorità erano cambiate: le forti precipitazioni hanno spinto l’Arsial a dover pensare anche alla prevenzione delle fitopatologie. Il 27 maggio 2024, il Servizio Fitosanitario Regionale aveva già emanato la determinazione n. G06339 per le misure di controllo ed emergenza della Plasmopara viticola, la terribile peronospora della vite.
Nel 2023, questa malattia aveva dimezzato le rese in tutto il Lazio, e in alcuni casi ha reso impossibile la vendemmia- con perdite che superavano il 90%. Oltre alla quantità, anche la qualità si è talvolta rivelata inadeguata, spingendo molte aziende a dover prendere decisioni radicali per non compromettere la propria reputazione e allo stesso tempo cercando di calmierare l’aumento dei prezzi per mantenere vivo il proprio mercato. Il rischio per la nostra regione è maggiore perché siamo tra i più virtuosi nell’applicare regimi di difesa integrati- senza contare i numerosi vigneti biologici: questo significa che i prodotti fitosanitari a disposizione sono pochi e con modalità d’azione più lente rispetto a quelli puramente convenzionali.
L’unica strada percorribile, è quindi la prevenzione tempestiva- attuata attraverso le buone pratiche in vigna, il sostegno da parte degli organi regionali e la collaborazione tra i diversi attori. Questo 2024 potrebbe rivelarsi un altro anno faticoso per il Lazio, ma anche la possibilità di rendere più forte ed efficiente la rete di cooperazione tra le parti della filiera vitivinicola, con l’obiettivo di poter offrire qualità ad un giusto prezzo – caratteristica principale dei vini della nostra regione. La sfida è aperta e spetta a noi saperla gestire correttamente, non solo per assicurare una buona produzione ma soprattutto per creare un sistema sempre più resiliente e competitivo, al fine di assicurarsi una migliore posizione sui mercati nazionali e in particolare internazionali.