di Paolo Tamagnini
Il 2040 non sembra proprio dietro l’angolo, ma quando si parla di vino il tempo assume delle dimensioni variabili che dipendono non solo dall’andamento delle vendemmie, ma oggi anche e soprattutto dalle scelte dei consumatori che orientano spesso, troppo spesso anche lo stile produttivo, determinando le future tendenze di mercato, il trend. Per i produttori è indispensabile immaginare le prospettive del proprio brand tra quasi un ventennio, per focalizzare al meglio le scelte da intraprendere oggi. È proprio di questi temi che si è discusso nel corso del recente appuntamento annuale dell’assemblea generale dell’Unione Italiana Vini. L’invecchiamento della popolazione e l’attrattività dell’universo giovani costituiscono i fattori di riferimento per cercare di capire che vino si consumerà nel 2040. I numeri ci aiutano a comprendere meglio il trend. Si prevede che nel 2040: l’incidenza degli over 65 sui consumi dei principali Paesi raggiungerà il 30%; l’invecchiamento in atto della popolazione definirà una fisionomia diversa dei consumatori, probabilmente più affezionati e conservativi rispetto al brand, più propensi ad orientarsi verso la scelte di etichette conosciute e riconosciute. L’export risulterà ancora più determinante per la sostenibilità del settore, anche se le previsioni si orientano già oggi, piuttosto che verso un incremento dei volumi produttivi, sul valore, ma anche sulla competizione con altre proposte del beverage, sempre più articolate e differenziate, con un’attenzione particolare da dedicare all’alcohol free (sigh!). In questo contesto assume particolare importanza il tema del brand. Il segmento premium assumerà sempre più spazio assorbendo quote di mercato significative, e sarà caratterizzato da consumi esperienziali, quasi “spirituali”, con una ricerca di etichette “iconiche” e uno sguardo attento alle tematiche della salute e delle proposte green-oriented. Il mondo dell’imprenditoria vitivinicolo è teso a creare appetibili sinergie tra brand di riferimento e di successo del made in Italy in ogni settore del lusso italiano con l’idea di rappresentare il sistema Italia nella sua globalità. L’export del vino è diventato il primatista della bilancia commerciale italiana con un saldo di +7,4 miliardi di euro, scalando in 10 anni le classifiche. Si prevede che da ora al 2040 questo primato verrà addirittura consolidato. Il valore del segmento premium è cresciuto del 200% negli ultimi dodici anni, arrivando a sfiorare i 2 miliardi di euro di valore. L’unica nota stonata è che il valore medio del vino italiano all’estero non supera i 3,50 euro al litro. Va evidenziato, tuttavia, che le vendite all’estero della categoria rossi premium e superpremium stanno superando in valore quello delle fasce di prezzo base, contribuendo ad assorbire la tempesta inflattiva dell’ultimo periodo. Quindi sguardo al 2040 a tutto brand, ma di fascia alta, anzi altissima.