Poggio BBaranello. A Montefiascone è nato un seme

26 Ott 2023 | News, newsletter, Stampa

di Jacopo Manni

Questa rubrica nasce per raccontare belle storie tra i filari delle nostre amate vigne. La prima di queste storie, che speriamo numerose e appassionanti, la volevamo, con forza e convinzione, dedicare a Marisa Leo, e di riflesso anche a tutte le donne del vino. Ma forse soprattutto agli uomini di questo affascinante mondo che ha millenni di storia alle spalle ma che da troppo poco sta davvero realizzando quale sia il peso e il fondamentale ruolo delle donne al suo interno. Marisa era una donna determinata e capace che all’apice della sua carriera lavorativa stava diventando una delle donne più influenti del mondo del vino siciliano. Marisa era un seme che con fatica, dedizione e passione era cresciuto forte e rigoglioso fino a diventare una splendida pianta. Una pianta che purtroppo non c’è più. Femminicidio si chiama la bestia che l’ha strappata alla sua giovane vita. Ne dobbiamo parlare anche nel mondo del vino di questa bestia feroce, di questa malattia culturale che sembra non voler mollare mai nonostante gli anticorpi che stiamo costantemente costruendo. Ma quello che abbiamo deciso di fare per onorare al meglio la memoria di Marisa e di tutte le donne strappate alla vita troppo presto come lei non è parlare di violenza ma di speranza. E il modo migliore per farlo ci sembrava quello di raccontare una storia bella. Una favola quasi. La storia di un nuovo seme, e di una vigna, piantata da un’altra giovane e forte donna a Montefiascone. Perché le favole ci insegnano ad affrontare le paure e a provare a sconfiggerle. Questa è la favola di una giovane donna che oggi insieme alla sua compagna gestisce oltre 4 ettari di vigneto nella zona a sud del Lago di Bolsena, a metà strada tra Montefiascone e Marta. Le vigne impiantante nel 2015 crescono esposte a sud-ovest su un poggio panoramico e ventoso a pochi km dalle sponde del lago. La famiglia di Silvia grazie ad un risarcimento ottenuto da un brutto incidente in cui è coinvolta decide di investire a Montefiascone, dove il suo papà esercitava come cardiochirurgo. È Silvia però che stanca di un lavoro che lei reputa disuminanizzante e sterile si rimbocca le maniche e inizia a dare vita al suo sogno, grazie anche all’incontro e all’amore con la sua compagna Lisa. Oggi su terreni sabbiosi tufacei lavorati con pratiche biologiche e biodinamiche poco interventiste hanno puntato sulla rivalutazione degli autoctoni Procanico, Roscetto e Malvasia Lunga Toscana. Una produzione artigianale e attenta. Una nuova speranza di vite.

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