Quando parliamo di Fojetta stiamo tutti sbagliando qualcosa?

21 Gen 2024 | News, newsletter

di Jacopo Manni
Di recente, ho avuto l’onore di partecipare come oratore alla presentazione di una moneta emessa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, coniata dalla Zecca dello Stato e inserita nella serie “Cultura Enogastronomica Italiana” della Collezione Numismatica 2023. Essa celebra le eccellenze dell’enogastronomia laziale, tra cui la Docg Frascati, con un richiamo iconografico alla tradizione antica di versare il vino in un particolare contenitore: la fojetta.
Rivedendo le fonti in preparazione al mio discorso, ho notato che, come già ricordavo, tutti raccontano sostanzialmente la stessa storia. Papa Sisto V, nel 1588, per porre fine alla pratica definita “sfogliettatura” del vino da parte degli osti, deliberò e istituì l’uso di quello che poi divenne proprio il famoso contenitore, presumibilmente chiamato così in relazione a questa pratica fraudolenta di versare una quantità inferiore di vino.
Ora, a parte il fatto che mi immagino gli avventori delle osterie di quel tempo come individui poco propensi a farsi ingannare, tipo il Marchese del Grillo con i coltelli pronti alla pugna sotto al tavolo al minimo sospetto, questa pratica e il termine ad essa associato mi sono sempre suonati alquanto discutibili. Personalmente, non ricordo di aver mai sentito parlare di “sfogliettatura” altrove. È un termine che sembra avere poco fondamento. E qui sta il punto. Se si consulta la Treccani per cercare la definizione di “foglietta”, oltre a significare semplicemente piccola foglia, si legge: “Ciascuno degli elementi che portano le tacche di mira nel congegno d’alzo (alzo a fogliette) di alcuni fucili rigati.” La “foglietta di mira” altro non è che una tacca quindi, un segno appositamente inciso sul margine di un oggetto, in genere come indicatore. I fucili furono introdotti alla fine del Quattrocento e nell’epoca di Sisto V iniziarono a diventare popolari. Risulta quindi molto probabile che le tecniche e i termini a esse associati fossero all’apice della loro diffusione e ampiamente utilizzati. Le parole rivestono un’importanza fondamentale e spesso insegnano più di quanto riusciamo a immaginare. Pertanto, è altamente probabile che il termine “fojetta” o “foglietta” sia nato proprio a causa del suo utilizzo pratico, indicando un contenitore con una taratura precisa ben visibile. Del resto, il caro Sisto V non era tanto interessato al benessere dei bevitori quanto alle tasse applicate su quel mezzo litro consumato nelle osterie, utilizzate per finanziare strade, acquedotti, biblioteche, palazzi e tutte le grandi opere che ha lasciato a magnificare Roma, grazie anche al vino di Frascati.

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